Ancora di Nemi (XX)

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xsd:string Ancora di Nemi (XX) 
xsd:string 1928 post - 1954 ante 
xsd:string proprietà privata 
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xsd:string bibliografia di confronto: Avilia F., La storia delle ancore, Formello, IRECO, 2007 
xsd:string bibliografia di confronto: Ucelli G., Le navi di Nemi, Roma, Istituto Poligrafico dello Stato, 1996 
xsd:string L'ancora è l'organo utilizzato per dare un solido attracco agli ormeggi di un galleggiante, che sia una barca o una nave, e la cui grandezza è direttamente proporzionale alle dimensioni del galleggiante stesso. Generalmente dotata di due bracci chiamati marre, l'ancora viene trascinata in modo da far presa sul fondo e tenere così ferma la nave contro l'azione del vento e delle correnti. La prima menzione di ancore in ferro viene fatta risalire ad Erodoto in riferimento alla battaglia di Platea del 479 a.C., anche se per molti ancora secoli coesistettero ancore in legno con ceppo in piombo e ancore in ferro. Il passaggio dal legno al ferro non modificò sostanzialmente le parti essenziali dell'ancora (fuso, ceppo e marre) ma ne comportò un riordino funzionale: la natura stessa dell'ancora in ferro, infatti, non richiedeva contrappesi che vincessero la galleggiabilità del legno e quindi il ceppo in piombo venne sostituito da ceppi in ferro o in legno, più leggeri e maneggevoli del piombo; in questo modo, la funzione principale del ceppo divenne di consentire il corretto posizionamento delle marre per la presa sul fondo. Dal punto di vista tecnico, inoltre, l'impiego del ferro presentava numerosi vantaggi rispetto all'utilizzo del legno: grazie al maggior peso specifico, il ferro permetteva innanzitutto di contenere le dimensioni dell'ancora, facilitandone così la sistemazione a bordo; in secondo luogo, la manovrabilità era favorita dall'assenza dei pesanti ceppi in piombo che generavano sensibili squilibri nella distribuzione dei pesi; in terzo luogo infine il ferro migliorava decisamente la resistenza delle ancore. L'ancora, da cui è tratta la riproduzione del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia "Leonardo da Vinci", venne recuperata il 20 maggio 1930 nella acque del lago laziale di Nemi ed equipaggiava una delle due navi di età imperiale che vennero fatte costruire per la celebrazione di riti religiosi sul lago. L'ancora originale, conservata presso il Museo delle Navi Romane di Nemi, scampò all'incendiò che il 31 maggio 1944 distrusse gli scafi delle due navi e una seconda ancora in legno. Considerando le analogie di quest'ancora con l'ancora di tipo Ammiragliato, adottata dall'Ammiragliato britannico nel 1852, il Ministero della Marina rivendicò l'italianità di questa tipologia di ancore, imponendo la sostituzione della denominazione in "ancora romana" nel 1938. 
xsd:string Ancora in ferro con ceppo mobile interamente rivestita da una guaina di legno ad eccezione della testa del fuso e delle unghie delle marre. Il fuso è costituito da una lamina di ferro, recante in testa un foro nel quale è inserita la cicala per il collegamento alla cima di ormeggio; nel collo del fuso, inoltre, è aperta una feritoia nella quale è inserito il ceppo, costituito da una barra di ferro di sezione differente in modo da bloccarne lo scorrimento. La posizione del ceppo è fissata da una chiavetta in metallo, inserita in un foro praticato nella sezione del ceppo più sottile; nell'estremità del ceppo con sezione maggiore si trova un anello. Le marre presentano una linea ad arco di cerchio. La guaina in legno di rivestimento è formata da tre parti, divise in due elementi e collegate tra loro mediante biette e caviglie, fasciate da bande di ferro e da legature in cavo. In corrispondenza del diamante è situato un anello di sospensione per le manovre di sistemazione dell'ancora a bordo. 
xsd:string IGB-5154 
xsd:string CNR - Consiglio Nazionale delle Ricerche 
xsd:string navale 
xsd:string nautica 
xsd:string Trasporti via acqua 

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